martedì 19 giugno 2007


Tassa sul lusso
“Ecco i primi effetti negativi”



Come avevo più volte affermato nei miei interventi in consiglio Regionale, la tassa sul lusso ed in particolare quella sulle imbarcazioni, diventerà un boomerang per l’economia turistica della Sardegna.
Gli emendamenti che avevo presentato alla finanziaria, non accolti dalla maggioranza governata da Soru, erano pertinenti e avrebbero scongiurato quello che è accaduto per l’imbarcazione Adriatica che dopo una lunga navigazione nel Mediterraneo, ha saltato il Porto di Cagliari per non pagare 1500 € (già scontati 50% poiché a vela) per un solo giorno di ormeggio.
Oltre il danno economico subito da chi gestisce gli attracchi e dalle attività commerciali della città, appare più evidente il danno di immagine subito dai sardi poiché, “l’adriatica” resa famosa da “velisti per caso” , può diventare per la Sardegna un veicolo di promozione turistica negativa nei suoi scali futuri.
Nella convinzione della bontà degli emendamenti che avevo proposto e convinto dell’illegittimità dell’ Art. 3 della finanziaria, nell’attendere un pronunciamento ufficiale del governo che sembra voglia cassare questa assurda tassa, Ritengo che la stessa non possa essere pagata indipendentemente dal periodo di ormeggio e che pertanto i broker e i porti dovrebbero consigliare agli amatori di pagare eventualmente la stessa per il reale periodo di ormeggio dividendo la tariffa annuale per 122 giorni e poi moltiplicandola per quelli di attracco.
Occorre tra l’altro evidenziare l’altro aspetto negativo che deriva dall’applicazione di questa “tassa punitiva” e cioè che chi non scappa, ormeggia anziché nei porti, nelle rade (non si paga) con l’ancora , facilitando la distruzione dei fondali marini.
Ma allora a chi e a che cosa serve questa tassa che non salvaguarda l’ambiente ma lo danneggia, che non porta economia ma la fa perdere?
Serve a Soru per cercare consensi ( o ciambelle di salvataggio) di qualche componente della maggioranza e di tutti quelli che vedono il turismo nautico come un’economia da frenare e colpire.



On. Giovanni Pileri

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