Tassa sul lusso: "Un danno per i sardi"
Gli operatori, con i privati, attaccano la giunta Soru "Tassa sul lusso: un danno per i sardi".
È lo slogan che apre la pagina a pagamento sui quotidiani sardi comprata dal Consorzio Rete porti Sardegna e da una trentina fra altri porti, associazioni e privati dell’isola, per contestare l’imposta regionale istituita l’anno scorso sulle imbarcazioni di lunghezza superiore ai 14 metri che attracchino in Sardegna nei mesi estivi. Gli operatori sardi della nautica che la contrastano elencano "dieci buoni ragioni per eliminarla", mentre il Consiglio regionale è impegnato nell’esame della manovra finanziaria regionale, ben oltre i quattro mesi di esercizio provvisorio, che la ribadisce con alcune modifiche. "Nel 2006 la tassa ha fatto incassare circa 1,5 milioni di euro. Per riscuoterla", sottolineano i firmatari dell’appello all’assemblea sarda, "fra agenzia regionale delle entrate, consulenze, personale dei vari assessorati, osservatorio industriale e corpo forestale, si è speso probabilmente almeno il doppio. Nella scorsa stagione i porti della Rete Sardegna hanno avuto un calo medio di presenze di imbarcazioni assoggettate alla tassa di oltre il 42%, a tutto vantaggio dei concorrenti corsi, croati e spagnoli. Nel 2007, se la tassa non sarà abrogata, il calo di presenze continuerà attestandosi probabilmente attorno al 70% rispetto al 2005. I fornitori di servizi alla nautica - rivenditori di carburanti, agenti marittimi, servizi di ristorazione, tassisti - hanno subito nel 2006 cali medi di fatturato del 30%. Molti porti sono stati costretti a compensare i mancati introiti con riduzioni di personale e aumentando le tariffe di ormeggio delle imbarcazioni con contratto annuale, prevalentemente di proprietà di sardi. La tassa ha creato alla Sardegna un tremendo danno di immagine".Ricordando che l’imposta è stata impugnata dal governo davanti alla Corte costituzionale e ha destato perplessità anche nell’Ue, gli operatori della nautica sostengono che nel caso venisse giudicata incostituzionale o in contrasto con la normativa europea, "a Regione dovrà restituire quanto incassato, oltre agli interessi e alle spese legali" "on chiediamo assistenzialismo, ma soltanto la possibilità di rimanere sul mercato dei flussi nautici" concludono gli operatori. "i appelliamo ai consiglieri regionali affinchè riflettano sull’inopportunità di gettare il comparto della nautica della Sardegna in una crisi irreversibile, che avrebbe costi sociali ed economici difficilmente valutabili".Intanto, in sede di Consiglio regionale, il consigliere Giovanni Pileri di Forza Italia ha presentato una serie di emendamenti per la modifica della Finanziaria che prevedono come prima soluzione la soppressione della tassa, prevista al comma 3 dell’art. 3, e, come seconda soluzione, l’introduzione di un concetto completamente diverso di applicazione delle imposte che dovrebbero essere tramutate "in contributo per lo sviluppo turistico nautico della Sardegna", prevedendo il re investimento dei fondi per il monitoraggio ambientale, per la manutenzione delle strutture portuali, per l’incentivazione dell’imprenditoria giovanile nel settore della nautica e per il finanziamento di scuole professionale relative ad attività di alta specializzazione nel settore della nautica. Pileri propone inoltre che "il pagamento sia riferito alla durata dell’ormeggio e quindi inserito nella tariffa relativa all’ormeggio giornaliero; una rimodulazione, in diminuzione, del calcolo in funzione della lunghezza delle imbarcazioni con tariffe variabili da un euro 1, per barche da 14 a 24 metri, da 2 euro per le quelle da 24 a 30 metri e da 3 euro per le imbarcazioni di lunghezza oltre i trenta metri, con riduzioni oltre i 15 giorni di ormeggio". "L’applicazione della tassa - spiega Pileri - deve decorrere dal 2008 e comunque dopo la conclusione del procedimento relativo alla verifica sulla costituzionalità dell’imposizione".
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